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Diario (blog)

12 M ERNA SIGNE

Erna Signe

Un 12 Metri venuto dal freddo

 Yacht Digest giu 2001

La storia di Erna Signe comincia nel 1911 a Stoccolma, nel cantiere Plym dove era stata costruita con le linee di uno yacht di 12 metri – 12 Metri Stazza Internazionale, beninteso – disegnato dal grande progettista scozzese  William Fife III.

Famoso per la bellezza e la velocità dei suoi scafi, si sperava che il progetto di Fife vincesse per la Svezia, nella classe dei 12 metri, i Giochi Olimpici del 1912. Nell’occasione Erna Signe fu battuta dai norvegesi, ma si prese una bella rivincita appena poco più tardi, alle regate di Kiel dello stesso anno.

La proprietà passò di mano nel 1918, quando Erna Signe fu comprata dalla famiglia di armatori norvegesi Schroder. La tennero fino al 1953. Nel triste periodo di declino, tutti gli interni originali furono smantellati ed il glorioso 12 metri si deteriorò a tal punto da giungere quasi ad un punto di non ritorno.

Grazie al grande canale d’informazioni che esiste nel mondo delle barche d’epoca, il figlio dell’armatore originario, Schroder, fu informato che Erna Signe era in vendita: decise quindi di riportarla “in famiglia” nel 1998.

Un progetto di restauro fu basato sulla decisione di quanto andare lontano – prosaicamente si sa quando si inizia, ma non si vede mai la fine di un restauro del genere – ma non tanto per una questione economica, piuttosto per un fatto di priorità.

Sorsero gli immancabili contrasti tra il desiderio di preservare il valore storico del panfilo e le necessità di un suo uso pratico. Fondamentalmente l’idea era di salvare il più possibile del vechio scafo.

Per fortuna la maggior parte delle strutture originali era sana e riutilizzabile. Grazie a ciò fu innestato un nuovo paramezzale e le tavole del fasciame furono sostituite da nuove tavole di mogano. Dove necessario, le ordinate di acciaio furono restaurate; nuovi bagli di coperta e nuova coperta furono posti sui vecchi, fondamentalmente solidi e sani.

Allo stesso modo, gli interni furono ristrutturati e portati a nuovo, mantenendo la leggerezza e la semplicità di uno yacht da regata, pur comprendendo comodità degne di una barca da crociera: impianto di aria condizionata, una cabina per la doccia ed altre amenità del genere che sarebbero certamente sembrate poco austere negli anni radiosi dello yachting. Piccoli lussi che però non compromettono la necessità di ridurre peso. E – bisogna ammettere – tutti concepiti con un ottimo standard filologico e realizzati con il massimo della cura dal cantiere danese Walsteds, noto anche per il  recente restauro di Vema III, un altro 12 Metri Stazza Internazionale del 1933, costruito da Anker & Jensen (Premio di Miglior Restauro Professionale del Risor Trebatfestival in Norvegia).

L’armamento di Erna Signe, a differenza dell’originale aurico, è oggi a cutter bermudiano anni venti e trenta. Reso “attuale” dall’uso di materiali all’avanguardia e vele moderne perché sia competitiva nelle rinate e combattutissime regate di classe.

L’attrezzatura dell’albero è di alluminio, per risparmiare peso dove conta di più. L’attrezzatura di coperta, come winch, bozzelli e tutto il resto, è di acciaio inossidabile. Tutta l’attrezzatura di metallo è satinata per riprodurre l’apparenza del vecchio acciaio zincato.

Con interni “generosi” ed una smisurata superficie velica Erna Signe non aveva grande stabilità per portare tanta tela. Non deve quindi stupire che Walsteds abbia proposto all’attuale fortunato armatore l’adozione di una nuova chiglia zavorrata. Il peso è approssimativamente il medesimo della vecchia, ma la forma e la distribuzione dei pesi è decisamente migliore. Il progetto, studiato da Hytek Marine, ha confermato già dalle prime prove buoni risultati. Le prestazioni sono migliorate in media del 6%, raggiungendo l’obbiettivo sperato.

Anche lo skipper, un norvegese, è stato scelto come meglio non si sarebbe potuto: Peter Ennals, una specie di ragazzo prodigio della nautica, tanto che Classic Boats gli ha dedicato un articolo dal titolo significativo: “Peter Ennals: yachts, yachts, yachts from age 12”.  Infatti restaurava la sua prima barca a 12 anni, quattro anni dopo fondava la sua prima associazione di barche d’epoca (Norwegian Classic Club), seguita dopo 7 anni dalla European Classic Yacht Union (di cui è presidente) che si propone di creare una “Storia completa dello yachting”, unendo le associazioni più disparate ed i privati che spesso lavorano isolatamente a questo scopo: “Per esempio c’è qualcuno in Finlandia che sta redigendo un registro per i 6 Metri, mentre in Inghilterra stanno facendo la stessa cosa: siamo riusciti a metterli insieme, risparmiandogli un lavoro doppio”. Oggi, a 27 anni, amministra un’intera flotta di 12 Metri Stazza Internazionale. Non si può definire Peter non precoce. E per la cultura marinara ha fatto molto: ha saputo coinvolgere giovani, scuole, club e li ha incoraggiati nella passione per le vecchie barche. Non è esagerato affermare che sia il responsabile di un’intera generazione di giovani appassionati ed entusiasti di yacht classici. Ennals ha scoperto la classe 12 MSI con un altro yacht progettato da Johan Anker nel 1911, Danseuse. Un amore a prima vista. L’attrezzatura torreggiante e le linee affilate hanno colpito l’immaginazione di Peter tanto da fargli dire del suo Hallberg-Rassy di 28 piedi: “Troppo grasso e per niente carino”. Il suo sogno è di creare un solido circuito per 12 Metri nell’Europa del nord. Per ora accompagnerà Erna in Gran Bretagna. Infatti sia Erna Signe, riconsegnata il 19 maggio 2000 dopo un restauro durato diciotto mesi, che Vema III, regateranno sul Solent questa estate, partecipando alla celebrazione del centocinquantesimo anniversario della prima America’s Cup (America’s Cup Jubilee) che si terrà appunto a Cowes nella seconda metà di agosto. Si tratta dell’evento velico dell’anno, una manifestazione di dieci giorni ad altissimo livello. Secondo le dichiarazioni della stampa, altri ben trentotto 12 Metri hanno in programma di partecipare. Quale migliore occasione per debuttare di nuovo in società? Erna Signe si batterà con onore!

Edoardo Napodano

 

Caratteristiche tecniche

 

Lungh. fuori tutto 21 m.

Lungh. dello scafo 19 m.

Lungh. al galleggiamento 11.75 m.

Largh. 3.40 m.

Pescaggio 2.30 m.

Altezza max (antenna inclusa) 27.50 m.

Serbatoi nafta 300 lt.

Serbatoi acqua 370 lt.

Casse grigie 130 lt.

Casse nere  170 lt.

Stazza 23.465 t.

Zavorra 10875 t.

Superficie velica 221.7 mq.

Motore Perkins Sabre M65 PRM

Generatore Panda 4000

 Ecc. ecc. vedi scheda

 

 

Box su cantiere Walsteds

Walsteds si trova in una baia di Thuro, piccola isola della Danimarca. Oggi è difficile credere che alla fine dell’ottocento fosse la base di più di cento navi. Molte di queste erano state costruite nell’isola stessa o nelle vicinanze: addirittura 21 cantieri prosperavano nell’età d’oro della vela, dal 1850 al 1920. Il tipico “Thuriner” era uno schooner di due o tre alberi con bompresso e poppa ellittica. Questo armamento era allo stesso tempo elegante ed efficiente, potendo essere governato da un piccolo equipaggio. Le navi commerciavano specialmente nel Baltico e durante il freddissimo inverno passavano il tempo nel porto naturale di Thuro, dove cresceva una “foresta” di alberi, pennoni e cantieri navali. Tale era il panorama che comandanti e armatori contemplavano dalle abitazioni dell’isola. Aage Walsted, il fondatore, era nato nel sud dello Jutland nel 1922. Malgrado il padre fosse un mastro d’ascia, il suo sogno era quello di prendere il mare. Ma dovette rinunciare alla marina mercantile per daltonismo. Prese allora corpo l’idea di divenire un costruttore di barche e quindi di darsi “quantomeno” allo yachting: dal 37 al 42 fece apprendistato da Chr. Hove-Andersen di Vojens. Allo Haderslev Sailing Club prese il brevetto di comandante e dal 43 al 44 costruì la prima barca: Bris. Gli anni successivi, fino al 47, gli servirono per divenire un vero e proprio mastro d’ascia da Rasmussen Yacht&Baadevaerft di Svendborg, sotto la guida prestigiosa di Rasmussen ( co-proprietario per 50 anni del famoso cantiere di Brema Abeking&Rasmussen). Pronto a mettersi in proprio, spicca il grande salto a 27 anni comprando a Thuro il cantiere che era stato di Jorgensen. I primi clienti furono i sailing clubs locali, con dinghies, dragoni e 5.5 Metri. Nel 1954 il disastro: un incendio rade al suolo il cantiere. Ma si ricomincia alla grande. Nei primi anni, un architetto ed un progettista furono molto importanti per Walted: il barone Wedell-Wedelsborg e Knud Aage Nielsen, il cui motto era perfettamente in linea col cantiere “Buono abbastanza non è abbastanza”. Negli anni sessanta la collaborazione con Sparkman & Stephens. Lavorare con S&S era molto diverso, a differenza degli altri che non ammettevano cambiamenti nei loro progetti: “Ci piace come costruisci le tue barche, così vai avanti e falle a tuo modo” diceva Rod ad Aage, ma aggiungeva in amichevole competizione “In nessun posto del mondo puoi trovare migliori costruttori, come da Walsteds a Thuro, da Molich ad Hundested e da Hinrichsen ad Humlebaek”. Il primo lavoro per S&S fu il 52′ Giralda, costruito per un dono al principe ereditario Juan Carlos di Spagna e varato tra regali festeggiamenti nel 1963 sotto gli occhi di un contentissimo Juan Carlos. Moltissimi altri yacht uscirono dal cantiere, come Holger Danske, vincitrice del Bermuda Race del 1980, ma varato  – incredibile dictu – nel 1964!

Oggi Thorval e Sonja Walsted proseguono l’opera del padre e piace concludere con le sue parole che dovrebbero essere impresse a caratteri di fuoco nelle menti di tutti i capocantieri del mondo: “E’ importante che fin dal più piccolo dettaglio, il lavoro sia fatto con una tale qualità da non essere semplicemente considerato soddisfacente, ma da esserne minimo fieri”.

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