Skip to main content
Diario (blog)

Dove il vento regna – Costaguta

Dove il vento regna

Yachting World Italia 2001

Il circolo Nautico Ugo Costaguta, fondato nel 1898 vicino al cantiere navale omonimo, sull’arenile di Voltri, svolge da cento anni la sua attività a favore dello sviluppo della vela. Viaggio nella storia dello yachting ligure fin de siècle.

 

 

1924:   l’armatrice francese Virginie Heriot, una delle prime donne-timoniere nella storia dello yachting, grande navigatrice e vittoriosa regalante, ormeggiava Aile II e III a Voltri, di fronte al cantiere Costaguta: “… per l’occasione Attilio Costaguta superò sé stesso: stese una passiera rossa, lunghissima, fino a raggiungere il mare e qui, fra mare e terra, una pendana […] una lancia lasciò Aile II e prelevò madame che con salto felino, rifiutando l’aiuto di mani maschili guadagnò la pedana, soffermandosi a farsi ammirare […] poi scese a ricevere il baciamano del m.se Pallavicino ed infine del pittore Luxardo che con sfrontata galanteria le si rivolse in francese affermando che Diana era ridiscesa fra i mortali per irradiarli di nuova luce…”.

Questo e simili episodi ivoriani da Belle Èpoque si svolgevano sullo sfondo di uno dei più antichi sodalizi marinari della Penisola, il Circolo Ugo Costaguta (prima Vulturium) del 1898. Sue giorni dopo i fatti, Aile II trionfò alle regate di Lido Albaro ed il mito di Madame (oltretutto armatrice della goletta Meteor IV, comprata dal Kaiser Guglielmo II) infervorò anche i focosi italiani che, malgrado la cavalleria, la batterono alla Coppa d’Italia nel 1925. questa era stata istituita a fine secolo dallo zio del cliente più importante del cantiere voltrese: rispettivamente il Re d’Italia e Luigi Amedeo Duca degli Abruzzi, vero adventure man ante litteram. Ammiraglio in capo della flotta italiana durante la I GM (si era imbarcato a 6 anni come mozzo), scalatore (Alpi, Ruwenzori, Sant’Elia, Borad Peak, via d’accesso al K2), esploratore (circumnavigazione del globo, continente americano dall’Atlantico al Pacifico, spedizione al Polo Nord con Stella Polare, 1899) e yachtsman, aveva ricevuto incarico dalla Regina Margherita di far competere degnamente l’italica vela. Per lui era stata varata Nella (1899), difender della Coppa d’Italia: si battè talmente bene in numerose regate, soprattutto in Costa Azzurra, che Costaguta venne paragonato ai grandi progettisti stranieri Herreshoff e Nicholson, mentre si diffondeva in Italia l’eco della Coppa America, che si disputava lo stesso anno tra Columbia e Shamrock di Sir Thomas Lipton. Il 1902 fu l’anno di Artica, che guadagnò al Duca ed alla nazione la Coppa di Francia: istituita nel 1891 e donata allo Yacht Club de France, era una coppa challenge perpetua, riservata prima ai 20 t., poi ai 10 ed agli 8 Metri SI, infine ai 5.5 SI.

Poteva concorrere un solo yacht per nazione, progettato e costruito nel paese sfidante.

La regata veniva corsa in 5 prove valide per la classifica. Percorso non inferiore alle 12 miglia e velocità media del primo yacht, non meno di 2.5 nodi. Il defender Suzette venne surclassato in due memorabili giornate di maestrale e Luigi di Savoia portato in trionfo dall’equipaggio voltrese. Erano presenti, per il Club Vulturium, il fratello dell’eroe Goffredo Mameli, il cap. D’Albertis precursore dello yachting italiano e l’industriale-skipper Simone Fava, socio dei Costaguta e per il RYCI un nipote di Garibaldi e Jack la Bolina. Molte altre bellissime barche vennero varate, tra cui la sfortunata, ma velocissima Leda, sempre per il ducale armatore, sfortunatamente non scelta come difender della Coppa di Francia del 1903. Poi Melisenda. Nitokris, Titania, Cesarina

Tempi d’oro, se pensiamo che tra i fondatori del circolo voltrese figuravano personaggi come il D’Albertis, il m.se Pallavicino, Luxardo, il m.se dal Pozzo, il conte di Sambuy e tanti altri: “Tutta la cittadinanza di Voltri accoglieva questo gran signore [sciô Luigi] che portava lavoro e gloria, con spontanea simpatia: la folla si assiepava in silenzio a ridosso della grande palizzata che circondava un cantiere e osservava il Duga scendere dall’automobile e intrattenersi con i Costaguta”.

Gran finale e apogeo alle Olimpiadi di Kiel del 1936 con l’8 MSI Italia: “Una serie di risultati altalenanti e fortemente condizionati dal meteo tenevano sulle spine i voltesi […] ma quel giorno era il più importante di tutti, l’attesa era forte […] per un groviglio di barche vicino a una boa in cui Italia venne coinvolta, l’accesso al podio restò appeso a un filo…”. Ma infine arrivò il telegramma: “Pino vegni, o l’è arrivou: an guädagno a medaglia d’öo” (hanno vinto la medaglia d’oro).

Oggi è un piccolo circolo, tipicamente ligure, che si occupa di derive e di imbarcazioni storiche, ma evoca per la sua tradizione, grandi regate. Ha pubblicato un bel libro Là dove il vento regna, con 140 foto perlopiù inedite e molti fantastici aneddoti sulla storia della vela veltronese e ligure dalla fine dell’ottocento, in larga parte intrecciata con le vicende del cantiere Costaguta.

Intervista al Presidente Giacomo Masio

Cosa significa oggi presiedere un sodalizio così antico e onusto di gloria come Costaguta? Il nome è più un fardello o un aiuto?

Mi sono sentito onorato. Non nascondo i timori iniziali, mi sono calato nella parte con passione. Fortunatamente non ero solo, mi hanno appoggiato altri dirigenti e alcuni soci più anziani. Il nome può essere un aiuto, sia come biglietto da visita che come bagaglio storico di esperienze, al quale un dirigente può attingere quotidianamente.

Quanto della storia del circolo è ancora presente? Come tramandare tanta cultura della marineria?

La nostra storia è talmente lunga e carica di avvenimenti che non può essere dimenticata, tutt’oggi esistono a poche decine di metri da noi i capannoni del Cantiere Costaguta, nel quale il circolo venne fondato. Si consideri che a Voltri, il Costaguta è stato attivo fino agli anni 70: la sua presenza è radicata in molte famiglie del circondario, i ricordi, gli aneddoti, i personaggi che hanno gravitato attorno al mondo dello yachting, dalle maestranze, agli armatori, agli skipper, restano vivi nella memoria di molti. Il nostro circolo si sente depositario di questa storia e di questa cultura; nel 1998 in occasione del centenario dalla fondazione, abbiamo pubblicato un libro che raccoglie questi avvenimenti, curato dai due soci Boccone e Magnano.

Quali iniziative per il futuro?

La più importante è un raduno di derive d’epoca per la fine di Luglio, pensando al raduno di Imperia che riunisce gli yacht più belli del Mediterraneo. Crediamo ci siano ancora molte barche che meritano di essere valorizzate per la storia e il ruolo che hanno avuto nella diffusione dello yachting in Liguria: il miglior modo di coniugare sport e cultura.

Esiste ancora in Liguria e a Voltri una tradizione dello Yachting? Mi spiego: trovare oggi semplicemente un marinaio in Liguria è difficile. Paradossalmente forse è più facile o meno professionista, ma è una cosa diversa.

Credo di si, anche se i tempi impongono scenari diversi. In Liguria esistono ancora cantieri specializzati nel legno. Si incrementano le iniziative rivolte alle barche d’epoca e ciò giova all’ambiente della vela ligure ed al mantenimento della tradizione. Quanto ai marinai, a Voltri ne esiste ancora qualcuno, anche perché c’è un’attività di pesca. I velisti pur bravi, non è detto siano marinai: per diventarlo devono fare attività particolari, anni di vela d’altura ad esempio, ma le persone con questo curriculum si contano ormai sulle dita di una mano.

Com’è la situazione a Voltri?

Voltri non dispone di un porticciolo turistico: per noi uscire in mare è faticoso ed a volte impossibile. I limiti di un sodalizio che agisce su una spiaggia sono reali: l’attività è ovviamente preclusa alle imbarcazioni a chiglia fissa. Abbiamo anche il problema del proto container, che ormai ci fiancheggia, costringendoci a regalare lontano dalla spiaggia.

Avete qualche imbarcazione storica e qualche socio testimone dei tempi d’oro?

Purtroppo no, siamo stati vittima della plastica e del modernismo velico degli ultimi lustri. L’unica barca classica che abbiamo è Agenoria il primo Contender costruito in Italia nel 1969. Abbiamo ancora qualche socio protagonista della vela del dopoguerra, ma puntiamo molto sui ragazzi degli Optimist: ogni anno organizziamo corsi ed abbiamo anche un paio di laseristi di livello nazionale.

Esiste oggi qualche socio eminente che possa paragonarsi per carisma, per tradizioni e cultura a un D’Albertis?

Le figure così non esistono più, colpa dei tempi o del destino, ma dev’essere difficile trovare personaggi di tale livello ovunque. Mi piace ricordare Gino Canepa per anni Presidente del Costaguta.

 Download PDF