di Edoardo Napodano
Don Fabrizio Principe di Salina ebbe l’intelligenza di mandare giù il famoso rospo: si trattava di combinare le nozze tra l’amato nipote Tancredi –bello, nobilissimo e spiantato- e la seducente plebea Angelica Sedara, ricchissima. Al ballo Ponteleone, un amico aristocratico della vecchia guardia, accennò un complimento per la riuscita operazione sperimentale, che il Principe –immaginiamo con segreto fastidio- fece finta di non capire.
Ora vi chiederete perché NauTech si dedichi con frivola leggiadria alla critica letteraria.
Sorseggiando spumante italiano a Portofino, al sottofondo della lettura di un brano del libro, nauticamente evocativo, Black Swan, da parte di un attore di gran voga in televisione, ci interrogavamo sui sentimenti di Cesare Sangermani. L’evento –molto curato e un po’ modaiolo- era il suo. Sì: di Sangermani che festeggiava un accordo per commercializzare col suo onusto nome una linea di moda, in omaggio ai tempi, alla “ragion di stato” e alla modernità. Pantaloni giovanil-pirateschi, felpe e polo con la giusta patina come di salsedine, giacche avvitate da Jolanda la figlia del Corsaro Nero… insomma una cosa moderna, non da paludato yacht club. E chissà cosa sarà passato nella mente dell’ultimo discendente della favolosa schiatta dei Sangermani. In campo dall’inizio del Novecento, fosse quello di regata o della crociera più comoda. Lui che in fondo ha l’imprinting dei liguri, di poche parole, cauti, lavoratori, riservatissimi. Malgrado possa essere un gioviale uomo di mondo ci è sembrato di cogliere una sfumatura di ligure estraneità alle cose pur belle che accadevano intorno, in un pubblico almeno in parte rappresentato più da clienti della sua linea di moda che dei suoi superbi yacht: in banchina Magica Dea, l’ultimo bel day-sailer tecno-tradizionale e –a rappresentare la tradizione- Samurai, trasudante cure e tonnellate di coppali e smalti.
Ricordo perfettamente il giorno in cui –era il ’90 o ’91- accompagnato dal progettista Gino Solari e da mio Nonno, visitai il cantiere a Lavagna e conobbi l’uomo che porta un nome così impegnativo nello yachting.
Ci fosse stato a Portofino l’Avvocato (Martinelli, l’unico altro “Avvocato” della nautica dopo Agnelli, armatore del Radiosa Aurora, splendido e decaduto ex schooner Sangermani del 1946-48 e tra i fondatori dello Yacht Club di Chiavari), qualche gentile ospite poco marinaio sarebbe stato apostrofato dal suo implacabile “non distingui un belin dalla Marcia Reale”, ma tant’è: secondo noi Cesare Sangermani ha fatto bene. Ha fatto bene ha sfornare il Day Sailer 9.99 e la lancia molto aggraziata Day Cruiser 9.99 a motore, per la quale sono stati impiegati materiali come “vetro unidirezionale aramat e carbonio”. In progetto poi c’è un Run about di bellezza mozzafiato: auguriamoci che non abbia prezzo e costi da petroliere arabo (che non sarebbe poi il “target” adatto).
In tutto questo apprezzato rilancio, Cesare Sangermani deve aver pensato alla moda come alla seducente e plebea Angelica; ed anche che se note velerie vendono più giubbotti e cappellini delle vele, diventano famose e arcinote alla massa, fanno una splendida operazione di marketing guadagnandoci pure, allora, perché non sfruttare un nome glorioso come il suo perché “tutto cambi perché tutto resti com’è”?
(da Nautech settembre 2006)