Nautech feb 2012
L’associazione di categoria è spesso stata criticata, a volte anche a ragione. La nostra testata ha sollevato tutti i problemi più delicati in tempi non sospetti e certo più scomodi. Guadagnandosi sul campo credibilità: la questione morale, il Salone, il tema fiscale, le istanze arrabbiate degli accessoristi, il fattore opinione pubblica, la piccola e media nautica… “Sparare sulla Croce Rossa” in questo momento in cui ci troviamo tutti sotto schiaffo non è produttivo né onesto –passatemi- cavalleresco. Dov’erano anni fa tutti i “masanielli”, i contestatori, i blogger, gli indignati che proliferano oggi? Cortigiani vil razza dannata…
1. non sembra proprio il momento di dividersi: accessori, cantieri, rivenditori, vela, motore, nuovo, usato, charter, aggiungo perfino utenti finali (che pure non sono direttamente parte di noi operatori). Tutta la nautica deve presentarsi unita. Il Governo e l’opinione pubblica distinguono a stento o non vogliono comunque distinguere un gommone da un supermegayacht, una barca d’epoca da un disco volante, bandiere vere o finte, figuriamoci spiegar loro l’infinita varietà di attività e imbarcazioni che rappresenta tutto il comparto della nautica da diporto. Per questo sono convinto che si debba appoggiare l’associazione, che più di ogni altra ha la consuetudine, la forza, i canali per rapportarsi il più efficacemente possibile con la Nazione e il suo Governo e almeno in questa fase, evitare danni maggiori;
2. è in atto una democratizzazione voglio dire sincera e uno sforzo per il massimo dialogo possibile (anche comodamente informatico) all’interno di Ucina su tutti gli argomenti fondamentali, anche con l’iniziativa delle Assise;
3. è stato chiesto chiaramente al Dott. Tacoli come rappresentante del Gruppo Ferretti quali intenzioni ci fossero verso i creditori. Per forza di cose informalmente, la risposta è stata positiva e coraggiosa. Questo rappresenta il primo passo per la soluzione di un antico “peccato”, la convivenza nell’associazione di comportamenti virtuosi e meno virtuosi, leciti e non leciti. Su questo tema il Presidente Albertoni non si è tirato indietro e si è espresso nella direzione delle basi e valori fondanti Ucina. Insomma –passatemi la semplificazione- non è detto che Ucina debba accogliere tutti, “buoni e cattivi”;
4. altro peccato originale l’affaire o meglio il connubio Salone di Genova/Ucina (Ucina e Fiera sono due cose diverse e separate come sottolineano Albertoni e Selva in altra sede)). Gira da qualche tempo e ufficializzato in quest’assemblea: Genova non è un dogma, ha i suoi molti e (ri)conosciuti difetti, ma è anche pericoloso e controproducente annullare o sospendere tout-court il Salone e lasciare un vuoto. I tempi cambiano e anche il Salone deve cambiare, questo sì. Anche gli accessoristi verranno ascoltati. Non c’è una ricetta valida per tutti i così diversi interessi, ma la consapevolezza del problema. Varie ipotesi diversissime possono essere studiate e se ne discute e discuterà più serenamente e responsabilmente di quanto non mi aspettassi. Perfino il considerare altre location. Certo –aggiungo- il sistema Liguria e Genova, di sistematica ostilità-rapacità, per la nautica in generale e per il Salone, deve arrivare ad un redde rationem, pena il veloce declino; mere rendite di posizione non sono più tollerabili. Nautech c’è, a disposizione di tutti, col coraggio che gli è riconosciuto;
5. il momento non è facile, ma poteva essere addirittura peggiore se non ci fosse stata l’azione di lobbing sul Governo. Ucina ha dimostrato di essere davvero utile; quasi tutti gli emendamenti proposti sono stati accolti a mitigare una manovra che voleva essere ciecamente punitiva ad uso della piazza; tutto è migliorabile, ma la critica fine a sé stessa questa volta è in malafede;
6. esiste un problema di comunicazione, di conoscenza tra il mondo nautico, tutto, e l’opinione pubblica; fino a che un ormeggiatore, un marinaio, un resinatore, un imprenditore o un professionista del settore (che non vengono proprio considerati tout court) non saranno intesi come un metalmeccanico, un lavoratore qualsiasi, un pensionato, un imprenditore o un professionista qualsiasi, che genera lavoro e –orrore- ricchezza, avremo vita difficile in Italia.
Magra consolazione rilevare che sia in atto una regressione dello Stato di Diritto, in un clima illiberale e totalitario –direi neo-giacobino- come spiega mirabilmente Piero Ostellino: il problema in Italia è la spesa pubblica fuori controllo, ma per qualsiasi governo è più comodo far credere che sia l’evasione fiscale, combattuta in modo spettacolare, ideologico e demagogico quanto dannoso. Questo spegne libertà individuali, privacy, modi di vivere, paralizza la vita economica, la gestione del proprio denaro (paralizza il nostro mercato), influisce sulle scelte di come spenderlo o non spenderlo punto. “Ripetere con ciò che non si difende chi non paga le tasse… ma si sostengono principi universali di libertà e di diritto –compresi la libertà e il diritto non solo di essere ricchi, ma persino di ostentare la ricchezza senza essere supposti evasori- pare inutile… la canaille, folla irragionevole e giustizialista secondo Voltaire, resta canaglia anche se si chiama cittadino onesto che paga le tasse”.