Nautor
Circa trentacinque anni orsono un signore finlandese, dal nome per noi di difficile pronuncia, Pekka Koskenkyla, con la precisa idea di fare qualcosa di importante nel mondo della nautica da diporto, seppe che si trovava in visita in Finlandia uno dei più grandi esperti viventi di progettazione e costruzione di yacht da diporto. Decise di fissare con lui un incontro al fine di presentargli una proposta d’affari. Fu così che Stephens gli diede appuntamento un mattino, poco dopo le 5 a.m.. L’americano rimase affascinato dai discorsi e dall’entusiasmo di Koskenkyla, a tal punto che si convinse ad iniziare con lui una collaborazione che, i due allora non potevano saperlo, avrebbe cambiato per sempre la storia della costruzione in serie di barche a vela. L’incontro terminò infatti con l’accordo che il finlandese avrebbe formato un’azienda, in una landa desolata prospiciente il golfo di Bothnia, dove avrebbe dato inizio alla produzione in serie di un piccolo 36′, un disegno Sparkman & Stephens Inc. di New York, classe One Ton Cup, che era stato progettato pochi anni prima per essere costruito in legno, per conto di un armatore inglese. Il Cantiere venne chiamato Nautor, alla barca Koskenkyla decise di dare il nome dell’uccello più amato dai finlandesi: il cigno, in inglese Swan. Il primo veliero prodotto fu quindi lo Swan 36′, ed ebbe un successo che stupì anche i suoi “padri” (90 barche varate). Ciò è spiegabile in parte per la bontà del disegno ed anche per la sua perfetta esecuzione da parte delle maestranze finlandesi (prevalentemente ex mobilieri). E’ infatti assodato che, fino dall’inizio della sua attività, il cantiere non scese mai a compromessi, utilizzò esclusivamente i migliori materiali reperibili al mondo e mano d’opera di primo livello. Data la fortuna che conobbe questa prima imbarcazione, non passò molto tempo che un uomo d’affari, Ake Lindqvist, esperto per i Lloyd’s di Londra, si fece avanti con i fratelli Stephens proponendogli di fare insieme una barca di 43′, su loro progetto. I due fratelli non solo approvarono l’idea, ma decisero che a costruire questa nuova barca sarebbe stato, in Europa, il nuovo cantiere finlandese. Lo Swan 43 bissò il successo della piccola sorella di 36′. Avvennero poi due fatti tristi e spiacevoli. Linqvist, che nel frattempo era entrato a far parte dell’azienda Nautor, perse la vita in un terribile incidente automobilistico e il cantiere venne praticamente distrutto durante un incendio. Le sorti erano ormai minate, quando una importante compagnia finlandese nel campo della produzione di carta, la Oy Wilh. Schauman Ab, decise di allargare il proprio panorama e investì nella Nautor, che da allora divenne appunto Oy Nautor Ab. La Nautor esiste ancor oggi, ma i tempi dei “piccoli” e gloriosi velieri degli anni ’70 sono finiti. Questo è anche uno dei motivi che fa di queste barche, oggetti di difficile reperibilità nel mercato. S&S ha disegnato complessivamente 14 differenti modelli per conto della Nautor, nell’arco dei 16 anni in cui collaborò con loro, per un totale di 789 barche varate. Un numero davvero impressionante! Quando terminò la partnership tra S&S e Nautor, in cantiere si decise di affidare i disegni delle proprie imbarcazioni a Ron Holland, per poi approdare alla matita di Frers, che ancora oggi è l’architetto navale che ha l’esclusiva per il cantiere finlandese. Tanti appassionati si domandano se sono meglio le barche di una volta o quelle costruite oggi, e verrebbe naturale pensare che le prime fossero le migliori. Ma non vi è ragione per credere una tale cosa. Si tratta di due diverse epoche, a loro modo rappresentate al meglio dalla Nautor. Negli anni ’60 e ’70 il cantiere costruiva gli Swan badando meno ai pesi e ai dimensionamenti e spessori dei materiali costruttivi di quanto non lo si faccia oggi. Il concetto della Nautor era che una loro barca non dovesse essere la più veloce in regata (d’altronde gli Swan sono barche da crociera), ma durare per sempre. Oggi la clientela non desidera più una barca pesante e, relativamente, lenta, ma pretende mezzi leggeri e veloci, e la Nautor si è adattata a costruire quello che i clienti desiderano, quindi utilizza materiali compositi, leggeri, ma non per questo scende a compromessi. In ogni caso non è sempre vero che la leggerezza paga, infatti ben possono testimoniare il contrario i tre armatori di Something, uno Swan 36 del 1969, che alla Swan Cup 2000 tenutasi a Porto Cervo sono stati autori di un risultato memorabile, loro e la loro piccola e pesante creatura (oltre 6 tonnellate di stazza), vecchia di 31 anni e con qualche piccolo acciacco. Alla seconda prova, infatti, si sono piazzati primi di classe e terzi over all, mettendo letteralmente “al tappeto i moderni e agguerriti “mostri sacri” di 60 piedi e oltre! Something, va detto, è stata portata in maniera coraggiosa e ineccepibile tra gli insidiosi scogli prospicienti il blasonato porto sardo, ma non vi è dubbio che anche le qualità marine e velocistiche dello scafo (le vele, ad esclusione di una randa in dacron nuova, erano oltretutto assai vecchiotte), sono state messe a dura prova da un maestrale che non ha concesso distrazione agli equipaggi, le caratteristiche velocistiche e di marinare dello Swan 36 sono strepitose, anche se misurate con i parametri di oggi. Tra le barche “piccole e vecchie”, ve ne è poi una, in particolare, che non ha mai raggiunto risultati particolarmente brillanti in regata, ma è degna di nota in quanto, senza possibilità di confronto, “best seller” di un cantiere che da oltre 35 anni fa scuola: si tratta dello Swan 38, con 116 unità varate, è infatti la barca costruita nel maggior numero di esemplari dalla Nautor. Disegnata nel 1972 da S&S, è rimasta in produzione dal 1974 al 1978. Si è terminato di costruirla solo perché la filosofia del cantiere è che uno stampo, per mantenere le caratteristiche di perfezione desiderata, non possa essere utilizzato per più di un certo numero di volte. Lo Swan 38, classe One Ton Cup, è forse una barca un poco limitata agli occhi del crocerista di oggi, con il suo bagno singolo e senza una vera e propria cabina amatoriale, che infatti non ha altezza uomo (come usuale negli Swan, la prua è destinata alla cala vele, con due cuccette in tubolare e tela), semplice e spartana nelle -non- comodità (non ha autoclave e meno ancora acqua calda, doccia esterna od altre amenità), ma in compenso è una delle poche barche della sua categoria ed epoca ad avere un quadrato molto spazioso e di grande respiro, dove non si vede l’albero passante, nascosto davanti a una paratia e neppure le lande. Ha delle doti marine eccellenti e, soprattutto, in navigazione è di ineguagliabile bellezza ed eleganza. Bisognerebbe comunque avere spazio infinito per raccontare a fondo gli Swan, e lo si dovrebbe fare prendendo spunto da tante esperienze dirette dei suoi armatori che da più di 30 anni amano queste barche, ma questa sede, ovviamente, non consente di dilungarsi troppo.Varrebbe solo la pena citare ancora due barche che a loro modo hanno rappresentato altri due punti cardinali della Nautor: Lo Swan 41, una barca decisamente equilibrata ed elegante, che con i suoi 61 esemplari varati dal 1973 al 1977 è stata molto apprezzata anche per il charter, nonostante le dimensioni relativamente ridotte, in particolare per il perfetto sfruttamento dei volumi interni (sempre mantenendo la filosofia del cantiere, che non concede spazio alle inutilità), e lo Swan 46, un moderno cruiser-racer, disegnato da Frers, che ha conosciuto una discreta fortuna, con ben due diversi modelli prodotti, l’MK I (81 esemplari) dal 1983 al 1989 e l’MK II (28 esemplari) dal 1990 al 1997.