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Diario (blog)

PIETRO BAGLIETTO


Editoriale NauTech ottobre 2007

di Edoardo Napodano

Pietro Baglietto: lezione industriale, lezione tecnica

Benvenuti con un NauTech in continua evoluzione al terzo Salone insieme: un numero davvero corposo -192 pagine!- per premiare tutti voi che ci avete accompagnato in questi tre anni e avete creduto nella funzione di aggiornamento, formazione e informazione che abbiamo cercato di modellare sulla richiesta culturale del settore.

Baglietto: ingegnere, progettista, uomo di cantiere, conoscitore dei clienti e del mercato, primo presidente Aspronadi. Nella sua vita c’è tutto. C’è tutta la nautica, anche quello che sarebbe diventata, nella sua evoluzione moderna. Studiarne il percorso professionale, parlare con chi lo ha conosciuto –nomi eccelsi del settore- e ci ha lavorato, leggerne gli scritti è un tuffo nella storia: palpitante non polverosa. Il passaggio da artigianato a industria; l’evoluzione tecnica di costruzione e il progresso delle prestazioni; i concetti cardine del meccanismo economico che regge un cantiere navale; cambiamento e differenziazione dei clienti, pubblici e privati; soluzioni e intuizioni progettuali di carene o di interni; utilizzo dei materiali; perfino provvedimenti di quello che oggi si chiamerebbe “marketing” puro e stratagemmi di vendita. I maestri -per la vela- Laurent Gilles e Olin Stephens. I collaboratori, colleghi e consulenti o mentori, eccezionali: Peter du Cane, Lindsay Lord, Ray Hunt Renato Sonny Levi, Giorgio Barilani, progettazione; Paolo Caliari e Piero Pinto, architettura d’interni; Guido Prina poi Uberto Moncada e Starrabba, vendita (i primordi dei broker!); Richard Ross, metodi costruttivi e direzione cantiere (la proto-industria nautica sostituisce l’artigianato). Un parterre da brivido. L’Ingegner Baglietto rappresentava la terza generazione alla testa del cantiere di famiglia, lasciato nel 1981 dopo la crisi economico-finanziaria dell’Italia degli anni Settanta che aveva affondato praticamente tutti i grandi cantieri italiani e il cui effetto è mirabilmente descritto nell’articolo dell’Ingegnere (risultato –terza generazione arrivata al comando- che saremmo curiosi di rilevare nel futuro degli attuali protagonisti del mondo cantieristico). Generazione alle prese col problema di produrre barche anche bellissime, spesso fuoriserie, ma antieconomiche per il cantiere. Da lì la necessità e soprattutto la capacità di passare ad un’organizzazione del lavoro e ad una concezione modulare e para-industriale del prodotto barca. Addirittura lo sviluppo e impostazione su linee di montaggio a personale fisso di due linee intercambiabili di imbarcazioni militari e da diporto: una lezione attuale. Al di là dell’ulteriore tipico scambio tecnologico dal militare al civile e della suddivisione delle tempistiche di costruzione e consegna. Sempre dal problema prettamente economico (che in generale per l’imprenditore –duole dirlo- deve precedere necessariamente qualsiasi altra considerazione, tecnica, estetica, di orgoglio…), lo studio e sperimentazione di materiali nuovi, leggeri e soprattutto economici. La realizzazione di interni “aeronautici” ad opera di Caliari, quando imperversava lo “stile bastimento, un 800 semplificato… molto più semplice dello stile nuovamente legnoso che sembra andare di moda oggi sugli yacht più importanti”. Senza dimenticare il passaggio epocale dal legno all’alluminio. Appartengono all’”Era Pietro Baglietto” i modelli –appunto epocali!- Elba, Capri, Maiorca, Minorca, Ischia. Semplicemente motoryacht. Belli allora, belli oggi.
E’ curioso pensare che l’Ingegnere, appassionato yachtsman e grande velista sportivo ai suoi esordi, dovesse abbandonare progressivamente la progettazione e costruzione di yacht a vela e classi metriche (un nome per tutte, Lanzerota): “Le belle barche a vela fatte su commissione, non due uguali, non bastavano certo a tenere in piedi la baracca, e si comprese che ci si doveva buttare sulle barche in serie, che allora erano concepibili solo a motore”. Senza voler paragonare le vele di Varazze, e la loro tradizione, con gli esperimenti velici di inizio carriera dei colossi Azimut e Ferretti, un meccanismo imprenditoriale simile è stato alla base delle fortune imprenditoriali di tutti questi cantieri. Nel caso poi di Baglietto, vi era ai primordi del secondo dopoguerra un’intuizione di barca quasi “popolare” o meglio borghese che avrebbe dovuto ispirarsi al concetto di roulotte. Concezione presto virata al lusso: anzi si ritenne di occupare una posizione analoga a quella di Riva in un segmento di imbarcazioni più grandi. Operazione riuscita in pieno, se si pensa che il nome Baglietto è stato associato nell’immaginario collettivo anche e soprattutto all’estero, con l’idea stessa di grande yacht di lusso, tipico prodotto di quello che fu poi definito Made in Italy. Sotto il profilo tecnico citiamo solo i grandi progressi delle carene, a volte derivate da quelle per le unità militari, l’adozione dei flap telecomandati in plancia per l’assetto migliore “nel senso che a parità di manetta, i motori facevano più giri e la barca andava più forte” e la prua stava bassa con mare di poppa e alta con mare di prua, per la migliore stabilità possibile, trasversale e direzionale.

il 12 metri Alcyone di gabriele d'Annunzio

NauTech vuole rendere omaggio al grande personaggio pubblicandone un magnifico articolo autobiografico scritto nel 2003 per gli amici dell’Aspronadi, godibilissimo, come il ricordo che di Baglietto fa l’architetto Giorgio Barilani.

PIETRO BAGLIETTO

Ho incontrato la prima volta PIETRO BAGLIETTO verso la fine di agosto 1964 quando l’ingegnere mi invitò personalmente ospite a Varazze perchè “visualizzassi” lo scorcio di un loro nuovo importante cabinato.
Già ai primi anni ’60 c’erano stati rapporti telefonici ed epistolari con il Cantiere essendomi state commissionate (attraverso il loro ed il nostro principale Agente, comm.Guido Mello Prina) le sezioni prospettiche dei cabinati “ELBA” ed “ISCHIA” per la promozione pubblicitaria degli stessi sulle riviste di settore. Questa volta mi sentii molto lusingato dell’invito poiché finalmente avrei visitato la realtà aziendale che ereditava la mitica tradizione dei MAS della Prima e Seconda Guerra Mondiale e dei maxivelieri che giravano i mari del mondo. Accolto da PIETRO BAGLIETTO all’ingresso dell’ufficio tecnico rimasi subito colpito sia dal suo sorriso sia dal grande ambiente luminoso affacciato sul mare con tanti tavoli da disegno.
Con cordialità l’ingegnere mi presenta i collaboratori che stanno disegnando ai tavoli ( altri andavano e venivano dai vari reparti ) mi dice di che cosa ognuno si occupa, e “scalando” i tavoli verso la finestratura sul mare, l’ultimo è il “suo” tavolo”, sul quale passeranno tutti gli elaborati prima della stesura finale.
Contiguo al suo, c’è il tavolo da disegno preparato per me, ed accanto, quello del progettista capo (mi pare di ricordare, Ing.DAGNINO, che era stato a Cowes a veder costruire i velocissimi Coast Guard della Royal Navy.).Sul mio tavolo ho i piani preliminari del nuovo yacht (un 18metri per il Principe Ranieri) e dovrò completarlo con tutti gli altri dettagli che di volta in volta vengono elaborati ed approvati.
Scendiamo in cantiere e rimango colpito da dimensioni spazi ed altezze inusuali per le mie esperienze di allora. Gli scali di ”ELBA” e di “ISCHIA”, paralleli, sulla spiaggia direttamente a mare, incontro lo zio il burbero ing. VITTORIO con l’arch.PAOLO CALIARI (anche questa, una “prima volta”) che dissentono su alcuni dettagli interni di un “ISCHIA”, un collaudatore appena sceso dallo yacht che viene a riferire di dettagli da mettere a punto, infine incontro i vari capireparto ed io mi sento davvero un “novellino” affascinato tra tanti “grandi” della nautica.
Torniamo in ufficio, ed ora PIETRO BAGLIETTO passa in rassegni i lavori in corso sui tavoli da disegno, commenta, chiarisce, bonariamente dà l’input ad andare avanti se occorre, con i collaboratori esamina e discute gli elaborati da finire e nell’ufficio tutti si sentono partecipi dell’impegno dell’Azienda.
L’ingegnere, come immaginavo, è un vero “personaggio di mare” a tutto tondo, imponente, carismatico per un fair play di buona tradizione famigliare, che mi ha messo subito a mio agio. Mi sento anche, con piacere, oggetto di attenzioni da parte degli altri disegnatori, tutti a loro volta ammiratori di Carlo Riva, ed in ufficio ci sono appese anche varie riproduzioni sia del mio scorcio Aquarama (agosto 1962) sia dei miei “Elba” ed “Ischia”(1959-1960).
Lavoro con entusiasmo e riesco a visualizzare una bella tavola prospettica che viene molto apprezzata dal Cantiere e che poi (mi dissero) risulterà anche un utile appoggio per concludere la vendita del primo esemplare. Lasciai Varazze soddisfatto con un po’ di nostalgia.

Giorgio Barilani


Inauguriamo in questo numero la rubrica fiscale, a cura del Dottor Ezio Vannucci, commercialista in Viareggio. E’ Partner della società di consulenza fiscale e societaria Moores Rowland Associati, Member Firm di Moores Rowland International, presente in 85 paesi del mondo con 600 uffici (in Italia: Milano, Viareggio, Torino, Massa, Roma). “Il Commercialista in Cantiere” affiancandosi alla rubrica legale, vuole essere della massima utilità ai lettori. Per iniziare si è scelto l’argomento dell’Iva nelle forniture navali, da sempre materia di contenzioso tra armatori e comandanti da un lato e cantieri e broker dall’altro. Ci aspettiamo come sempre domande e richieste dei lettori al nostro bravo professionista, in particolare sui temi di Diritto Tributario applicato alla nautica e al comparto della cantieristica, e sui problemi fiscali concernenti armatori ed equipaggi.

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