Gli anni 50’ furono un periodo di rinnovamento e ottimismo, nel corso del quale l’austerità post-bellica fu gradualmente sostituita da un boom consumistico senza precedenti, il consumo di massa fu promosso ad esigenza sociale ed economica.
L’incontro fra industria e design si sviluppa e arricchisce nella tumultuosa ripresa economica dopo la fine della guerra: sono gli anni della Ricostruzione che porterà al boom economico.
Anni davvero formidabili.
L’architettura ed il design beneficiarono delle tecnologie sviluppate dalla ricerca bellica: dai dati antropometrici ai nuovi materiali e metodi di produzione.
Fra i nuovi materiali i laminati plastici, la fibra di vetro e la schiuma di lattice determinarono il look degli anni 50.
I designer traevano ispirazione da fonti molto diverse, come la chimica molecolare, la fisica nucleare, la fantascienza, l’arte africana o la scultura astratta contemporanea come veniva praticata da artisti quali Alexander Calder o Hans Arp.
Le forme più spigolose dell’inizio del decennio cedettero a poco a poco il passo a sagome più organiche e biomorfe.
Designer e fabbricanti assecondavano il gusto dei consumatori producendo oggetti dalle linee essenziali e avveniristiche che incarnavano il ‘sogno americano’.
In Paesi come la Gran Bretagna e l’Italia l’austerità del dopoguerra fu superata grazie ad un solido buon senso e una stupefacente creatività.
Uno sguardo all’ Italia.
In Italia fu un periodo di rigenerazione e rivitalizzazione per il design, quello che gli italiano chiamarono Ricostruzione. “Da una parte la tradizione colta dell’architettura razionalista, prevalentemente milanese, a cui si collegano le ricerche formali di alcuni gruppi artistici; dall’altra una cultura industriale, quasi esclusivamente del nord, che, a parte rare eccezioni, si presenta complessivamente arretrata; in mezzo una manodopera non parcellizzata, di tradizione artigianale, diffusa un pò in tutto il paese, il cui contributo di idee e di creazione non и ancora stato scritto”.Queste sono le condizione da cui nasce il ‘Bel Design’ italiano, una sorta di complessa dimensione progettuale in grado di dare all’oggetto d’uso, all’arredo e alle attrezzature per la casa, ma anche ai mezzi di locomozione e trasporto, quella sorta di surplus estetico, formale e d’invenzione tipologica che ha reso famoso il design italiano nel mondo, soprattutto per il gusto intrinsecamente contenuto e immediatamente esibito nell’immagine di ogni prodotto del made in Italy.
Minimalismo, pulizia formale, emozione e suggestione sono le parole chiave che mi hanno guidato alla creazione di questo progetto.
Sfogliano le foto il desiderio è immediatamente stato quello di levare tutto quello “che non serviva”, le boiserie che oscuravano gli ambienti, i materiali non pregiati delle cabine, le forme spigolose della timoneria, dando luce a quello che invece c’era di interessante, nella barca. La voglia era quella di sottolineare le dolci curve, le inclinazioni, le aperture, gli scorci affascinanti, quelle cose che ad un occhio attento sembrano subito essere l’anima di questa imbarcazione.
Ma una barca storica, costruita negli anni 50, periodo di grande fermento e voglia di rinnovamento, periodo di sperimentazione e novità, porta con sé tutto ciò che quegli anni ci hanno insegnato, ecco quindi la voglia di far dialogare presente e passato, di far vivere gli anni 50 interpretandone gli stilemi, scegliendone le pietre miliari, “trovandoli nel moderno”.
I principi fondamentali da cui sono partita sono:
– Il design organico che nasce dall’osservazione degli organismi viventi e per questo preclude la creazione di spazi e oggetti in cui è possibile intercambiare le parti, l’idea è invece quella di creare una singola armoniosa unità costruendo un oggetto” irripetibile e indivisibile”;
– l’esagerazione della forma, ossia la manipolazione della forma base di un oggetto per creare forme assottigliate e distorte, tirate fino ad un’estensione fenomenale oppure gonfiate e rastremate bruscamente da un estremo all’altro;
– l’uso del colore “mix and match”, ispirato dall’utilizzo che ne facevano artisti come Mondrian e Mirò sottolineando gli elementi chiave con sgargianti colori primari creando coraggiosi contrasti di colori primari come il giallo, il rosso, blu, verde e nero;
– il pattern design, la decorazione per interni entrò nella case di tutti stampata sulle tende per la cucina, sulle carte da parati, sul tappeto del soggiorno, nel linoleum per il bagno, influenzata soprattutto da artisti come Paul Klee e Joan Mirò, prendendone i colori vibranti, lo stile primitivo e l’immaginario bizzarro.
“il colore è energia, è l’emozione che stabilisce l’umore del quadro entro il quale la linea stabilisce l’azione”
Estrapolando questi principi e coniugandoli con un ambiente estremamente pulito, ho cercato di concentrarmi sui dettagli, sulla scelta del mobile giusto, del colore, su luci e ombre per creare ambienti coesi e unitari all’interno, e su un gioco attento di curvature ed inclinazioni per provare a riportare le linee esterne della barca il più vicino possibile all’originale donandole un tocco personale e contemporaneo per darle una nuova identità.
Lo storico Picchiotti diventa una barca dal sapore vintage, elegante, capace di far rivivere i gloriosi anni ‘50 in un ambientazione tutt’altro che “vecchia”, che coniuga il calore della tradizione con la sobria eleganza del moderno.
E’ una barca che permette ai proprio ospiti di catturare viste accattivanti sul mare e il panorama circostante dai suo corridoi esterni, disegnati come se fossero suggestivi balconi sul mare; permette di vivere il mare all’aperto disponendo di un ampio Ponte Sole e una grande zona pranzo all’aperto a poppa sul main deck; insomma una Signora del mare votata al benessere di chi la sceglie per suggestive crociere nel Mediterraneo e oltre.
di Silvia Vicentini